Introduzione all’utilizzo della biblioteca digitale del Fondo Beniamino Dal Fabbro
Il Fondo Beniamino Dal Fabbro è costituito da circa 10000 documenti di natura varia: libri, articoli,
nastri incisi, fotografie, edizioni musicali, periodici, lettere, appunti e manoscritti vari, disegni e
dipinti, oggetti e documenti personali. Si tratta di una cosiddetta “biblioteca d’Autore”
che conserva al suo interno sia documenti facilmente classificabili nella tipologia “bibliotecaria”,
catalogabili con gli standards internazionali ISBD e successivamente consultabili tramite un catalogo in linea
OPAC, che documenti di natura più archivistica e museale, per i quali gli stessi standards e l’OPAC
non possono sempre essere utilizzati.
A questa prima considerazione si aggiunge il fatto che, al momento della consegna nel 2004, il Fondo aveva
un preciso ordinamento dovuto alla meticolosa conservazione che ne aveva fatto la signora Gigliola Beratto,
la quale aveva raccolto tutto in modo da rispettare, quanto più fedelmente possibile, l’ordine
con il quale li aveva disposti Beniamino Dal Fabbro nel suo appartamento, e come lei stessa li trovò
dopo la morte dell’artista. Lo scrittore infatti, per esigenze di lavoro, aveva distribuito in diverse
cartelline sia le sue opere (presenti dal manoscritto alla bozza di stampa, dalle recensioni ai contratti
editoriali) che tutti i materiali d’uso, ben distinti per argomento. Aveva ordinato in raccoglitori, in
ordine alfabetico per autore/soggetto, gran parte dei numerosissimi articoli che aveva prodotto nella lunga
carriera giornalistica. Oltre a numerosi appunti, agende, oggetti di lavoro, di casa e d’uso personale.
In pratica il Fondo rappresenta il vero studio del letterato che, giornalista per mestiere, ha la necessità
di trovare per materia e per argomento quanto cerca e deve utilizzare per il suo lavoro.
L’interesse verso questa disposizione originaria disposizione ha indotto a fare una scelta che
progettasse un ambiente di digitalizzazione del fondo, che fosse comprensivo di tutti i documenti contenuti
di qualsiasi natura, nel rispetto dell’impiego che ne faceva Dal Fabbro. Così era anche
possibile, superata la differente possibile catalogazione dei materiali in ambito bibliotecario, archivistico
o museale, dare una visione d’insieme al Fondo.
Si è pensato quindi a permettere la fruizione virtuale del fondo, attraverso la biblioteca digitale.
Quest’ultima è stata realizzata grazie a una serie di campagne fotografiche, interamente
finanziate dalla Regione del Veneto, curate dalla Biblioteca civica e realizzate dalla ditta Digital Codex di
Paolo Mauro, della durata di cinque anni, nelle quali sono stati prodotti oltre 50.000 files di immagini. Si
è sempre rispettato l’ordine originario, accorpando solo alcuni materiali, non classificati o a
sé stanti, ma facilmente riconducibili ad altre materie o cartelline specifiche.
In pratica chi intende, per motivi di studio, ricercare documenti del Fondo, trova un indice con una serie
di argomenti che riflettono al loro interno l’originaria disposizione delle cartelline e dei faldoni
lasciati da Dal Fabbro. La consultazione simula quella realmente possibile nella sala che è stata
riservata alla conservazione del Fondo. Per ogni argomento, il ricercatore che apre una cartella e
visualizza i files contenuti è come se aprisse le cartelline originali, il cui ordine fisico è
rimasto immutato.
Questo permette da un lato allo studioso di accedere in simultanea a più parti del fondo
dell’argomento ricercato, di scorrere avanti e indietro tutte le pagine dei materiali di ogni
cartellina, di aprirle per ingrandirne la visione per la lettura o stampare ogni documento visualizzato; da
un altro permette di escludere dalla consultazione diretta i documenti, garantendo una loro migliore
conservazione, limitandone danneggiamenti e furti.
Nell’escludere dalla biblioteca digitale alcuni documenti di carattere strettamente privato, si
è tenuto conto della volontà espressa dalla signora Beratto.
La mancata associazione dei metadati alle immagini è dovuta alla mancanza di risorse umane e
finanziarie e all’impegnativo impiego dei MAG Metadati Amministrativi e Gestionali previsti dagli
standards dell’ICCU Istituto Centrale per il Catalogo Unico.
Il software utilizzato è Greenstone, un open source certificato dall’Unesco per la costruzione
di repository digitali ad uso pubblico, realizzato dalla New Zealand Digital
Library Project all’Università di Waikato. Per ogni
ulteriore info rivolgersi alla Biblioteca civica di Belluno
In caso di pubblicazione, in qualsiasi formato, tutte le riproduzioni sono riservate; chi ne è interessato deve
in precedenza farne richiesta scritta ed essere ugualmente autorizzato per iscritto da:
La riproduzione autorizzata obbliga inoltre il soggetto che ne ha fatto domanda, a consegnare doppia copia
dell’opera (libri, opuscolo, articolo ecc…) nel formato cartaceo o digitale nel quale è stato edito,
alla Biblioteca civica di Belluno.
Ringraziamenti
Si ringraziano per la realizzazione della prima collezione digitale della Biblioteca civica e del
Comune di Belluno:
Digital Codex di Paolo Mauro
Mauro Barattin e William Mann del Centro elaborazione dati del Comune di Belluno
Giovanni Grazioli della Biblioteca civica di Belluno
New Zealand Digital Project dell’Università di Waikato